Capolavori d’arte: I Crivelli

Carlo Crivelli - Pietà di Londra

Carlo Crivelli – Pietà di Montefiore dell’Aso – 1470 ca – National Gallery – Londra

Se volessimo fare un viaggio alla ricerca delle opere dei fratelli Carlo e Vittore Crivelli, grandi pittori del Rinascimento, dovremmo percorrere grandi distanze toccando paesi dislocati in tutto il mondo: New York, Boston, San Diego, Washington, Berlino, Amsterdam, Cracovia, Parigi, Budapest, senza contare tutte le principali città Italiane come Roma, Milano, Venezia. Rimarremmo poi vivamente sorpresi dal fatto che moltissime di queste opere di pregio sono nascoste in piccoli paesini delle Marche, come ad esempio Monte San Martino, Sarnano, Massa Fermana, Montefiore dell’Aso.

Nascono a Venezia, Carlo nel 1430 circa, Vittore nel 1440, poi varie vicissitudini personali li portano a viaggiare tra le due coste dell’Atlantico fino ad arrivare nel sud delle Marche, dove lavoreranno assiduamente per la maggior parte della loro vita, eseguendo centinaia di opere pittoriche principalmente frutto di committenze religiose.

Carlo, che di fatto diventerà il più importante artista attivo sul bacino dell’Adriatico, viene considerato un pittore sui generis nell’ambito della pittura rinascimentale italiana in quanto è sempre spinto alla ricerca di nuovi equilibri con originalità e una continua ricerca formale. Da un lato è sempre rivolto verso le novità prospettiche, l’intensa espressività e il disegno incisivo e nervoso che risaltano il tragico realismo delle figure, mentre dall’altro si richiama ad un influsso tardogotico riscontrabile nel ricco decorativismo fatto di panneggi estremamente elaborati, marmi screziati, arabeschi dorati, decorazioni a pastiglia e un estremo simbolismo espresso con fiori, frutta e animali.

Vittore Crivelli - Madonna adorante il Bambino tra due angeli musicanti- Pinacoteca Comunale - Sarnano

Vittore Crivelli – Madonna adorante il Bambino tra due angeli musicanti- Pinacoteca Comunale – Sarnano

 

Vittore invece cercherà sempre di avvicinarsi nel suo lavoro alla sontuosità ornamentale di Carlo, senza raggiungerne tuttavia il risalto e l’energia nella definizione plastica dei volumi e nella carica espressiva. Propenderà sempre per uno stile più asciutto e semplice, toni di colore molto più delicati e decorazioni meno elaborate. Egli, a differenza di Carlo, predilige come soggetto la Madonna adorante il Bambino di cui realizzò tantissimi esemplari e in cui espresse tutta la sua abilità nella dolcezza dei volti e nella delicatezza espressiva.

Questa originalità è il motivo per cui il quattrocento della Marca è identificato come “l’età di Crivelli“, meglio nota come corrente Adriatica, a cui appartengono anche Pietro Alamanno, Nicola d’Ancona e il dalmata Chjulinovic: una corrente che avrà lunga risonanza ma che fu relativamente breve, proprio perché gli interpreti della cultura adriatica non furono rinascimentali a pieno titolo, non confluirono in una scuola e non sono riconducibili né alla cultura veneta né a quella toscana.

Il fatto stupefacente è che Carlo Crivelli venne completamente ignorato nella storiografia artistica (anche il Vasari lo trascura nella sua famosa opera del XVI secolo Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori) e si dovrà attendere il settecento affinché il suo lavoro venisse riconsiderato. Uno dei primi che gli prestò attenzione fu l’abate e storico Luigi Lanzi che di lui scrisse:

«È pittor degno che si conosca per la forza del colorito più che pel disegno; e il suo maggior merito sta nelle piccole istorie, ove mette vaghi paesetti, e dà alle figure grazia, movenza, espressione […] . Per il succo delle tinte e per un nerbo di disegno questo pittore può a buon diritto chiamarsi pregevolissimo tra gli antichi.[…] Non sarà inutile accennare che i suoi quadri sono condotti a tempera e perciò a tratti, e sono impastati di gomme sì tenaci che reggono a qualunque corrosivo; motivo per cui si mantennero lucidissimi».

Successivamente Amico Ricci nel 1834 lo inserirà nella sua opera Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona riconoscendone tutta l’abilità artistica e ponendo le basi per gli studi successivi.

Nel frattempo, dalla fine del Settecento alla prima metà dell’Ottocento, mentre la critica riscopriva il valore e l’abilità di Carlo, il suo lavoro ne usciva danneggiato da rimozioni e selvaggi smembramenti, che rendevano l’opera irriconoscibile e molto spesso irrecuperabile; pertanto uno dei lavori più importanti degli esperti è stato quello di ricomporre i vari frammenti sparsi dei grandi polittici d’altare.

A parte il collezionismo privato di fine ‘700 legato ai cardinali romani, che però risulta piuttosto circoscritto, e a parte le spoliazioni napoleoniche, che nel 1812 portarono alla odierna Pinacoteca di Brera tante opere marchigiane, furono gli inglesi i primi a dimostrare il maggiore interesse collezionistico su Crivelli. Moltissime delle loro opere sono infatti conservate alla National Gallery di Londra, che vanta la più grande raccolta museale di opere di Crivelli.

Carlo Crivelli - Annunciazione di Ascoli - 1486 - National Gallery - Londra

Carlo Crivelli – Annunciazione di Ascoli – 1486 – National Gallery – Londra

Questo si spiega con la diffusione nel mondo anglosassone del gusto preraffaellita, movimento del XIX secolo che rispetto ai grandi pittori fiorentini prediligeva lo stile pittorico dei Crivelli, perché racchiudeva in sé tutte le componenti gradite al movimento: il gusto decorativo, la nostalgia gotica e l’espressività delle figure sempre permeate da un’umanità prossima allo spettatore.

Sicuramente il degrado culturale ed economico che caratterizzava l’Italia prima dell’Unità agevolò i collezionisti inglesi, che infatti non si fecero sfuggire l’Annunciazione di Ascoli, scartata da Brera per acquistare un (falso) Caravaggio, o la Pala Ottoni di Matelica, che lo storico dell’arte Cavalcaselle non aveva mancato di inserire tra le opere di valore da conservare per il patrimonio artistico del nuovo Stato.

Ecco perché oggi per vedere le più belle opere di Carlo e Vittore Crivelli dobbiamo fare il giro del mondo.

A Monte San Martino, conservati presso la Chiesa di San Martino Vescovo, si possono ammirare: un meraviglioso polittico che vide la col

Carlo e Vittore Crivelli - Polittico di Monte San Martino - Chiesa di San Martino Vescovo - Monte San Martino (Mc)

Carlo e Vittore Crivelli – Polittico di Monte San Martino – Chiesa di San Martino Vescovo – Monte San Martino (Mc)

laborazione di entrambi i fratelli Crivelli, interamente conservato anche nella pregevolissima cornice, e due opere di Vittore Crivelli. Grazie alla tenacia e all’orgoglio dei cittadini di Monte San Martino queste opere non hanno mai lasciato il paese e si sono conservati pressoché intatti nel tempo tanto da permetterci di ammirare oggi come allora questi assoluti capolavori.

 

Per maggiori informazioni:

http://politticideimontiazzurri.it/il-polittico-di-carlo-e-vittore-crivelli/

Facebook: https://www.facebook.com/operecrivelli.montesanmartino

https://www.prolocomontesanmartino.it/

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