Personaggi Illustri

TEODORICO PEDRINI
Missionario lazzarista e musicista
Fermo 1671 – Pechino 1746

Teodorico Pedrini (Fermo 30 giugno 1671 – Pechino 10 dicembre 1746) è stato un missionario della Congregazione della Missione (detta dei “lazzaristi” per la sede di Saint-Lazare a Parigi o dei “vincenziani” per essere stata fondata da San Vincenzo de’ Paoli) che nel 1702 è stato scelto da Propaganda Fide per far parte di una legazione inviata in Cina.

L’importanza di Pedrini

Come missionario, ha avuto un ruolo di primo piano nella controversia dei riti, che ha visto contrapposti i gesuiti da una parte e tutti gli altri ordini religiosi (vincenziani, francescani, domenicani, missionari inviati da Propaganda Fide e cioè dalla Curia romana) dall’altra parte; ha fondato a Pechino la Chiesa cattolica di Xitang, ancora esistente.

Come musicista, è stato docente di musica per l’imperatore (scriverà: “molte volte nel medesimo Cimbalo sonavamo tutti due ciascuno con una mano”) e per alcuni dei suoi figli, costruttore di strumenti musicali e co-autore del trattato di musica occidentale scritto in cinese LülüZhengyi-Xubian che farà parte dell’enciclopedia monumentale Sìkù quánshū voluta dall’imperatore (36.381 volumi); è stato autore delle uniche musiche europee del Settecento sinora rintracciate e tutt’ora conservate in Cina: “Dodici Sonate a Violino Solo col Basso del Nepridi, Opera Terza”.

La famiglia di Pedrini

Il padre, Giovanni Francesco (Servigliano 1630-Fermo 1707) si era stabilito a Fermo nel 1669 come notaio e archivista della città, e l’anno successivo si era sposato con Nicolosa Piccioni (Fermo 1650-1737). Dal loro matrimonio nacquero Teodorico, Eraclito (1673-1766, sacerdote anche lui), Elisabetta (1675-1758, suora), Agnese (1677-1678, morta in tenera età), Teresa (1679-?, morta bambina) e un’altra Teresa (1689-1781).

Solo quest’ultima Teresa, ebbe una discendenza, perché sposò Gaetano Vecchi Buratti (Vicovaro 1685-Monte San Martino 1750), il quale proveniva dalla famiglia Vecchi di Penna San Giovanni ed era stato beneficiario della ricca eredità di Rinaldo Buratti di Monte San Martino (già notaio a Roma), assumendo anche il doppio cognome.

Teresa e Gaetano si sposarono a Fermo nel 1717 e si stabilirono a Monte San Martino, dove erano concentrati i beni immobili dell’eredità Buratti.

La famiglia è allietata dalla nascita di Beatrice (Fermo 1718-1803) e di Elena (Fermo 1720-Ancona 1777); anche le figlie vivono a Monte San Martino, nel palazzo dell’attuale Via Ricci 12.

I rapporti tra Pedrini e Monte San Marino

Già nell’atto di battesimo, compare come padrino il canonico Michele Caucci da Sant’Elpidio Morico, residente a Roma, rappresentato da Marino Monti, parroco di Monte San Martino.

Quando la famiglia della sorella Teresa si stabilisce nel 1717 a Monte San Martino, Pedrini si trovava già a Pechino e più volte spedisce lettere al cognato Gaetano Buratti.

Lettera

Lettera di Pedrini a Gaetano Buratti del 23 novembre 1725

Benchè non abbia la fortuna di conoscere Vostra Signoria, prendo ardire di
incommodarla con queste due righe, rallegrandomi del Casamento di Maria
Teresa con Persona di tanto merito; Dio conservi l’uno e l’altra in Santa pace,
Unione, e Carità, e insegnino più coll’Essempio, che colle parole à i loro figliuoli,
che Dio si degnarà dar loro il Santo timor di Dio, e i civili, e cristiani costumi,
di maniera che quando piacerà a Nostro Signore di dar loro la ricompenza delle
loro Virtù, si trovi assieme tutta la famiglia per una eternità nel Paradiso, senza
che vi manchi nessuno, e così continuino nel Cielo la Santa unione, con cui
viveranno in questa terra…

 

In una successiva lettera dell’8 novembre 1731 si lamenta di non aver mai ricevuto risposte.

E’ possibile, ch’in tanti anni nè io abbia mai ricevuto nessuna lettera di
Vostra Signoria, nè avuto mai riscontro, che Vostra Signoria abbia ricevuto
le mie che le hò scritto? … Io mi trovo in età di 61 anno, è difficile di poter
aspettar molto tempo; Se le nostre lettere non ci giungono, l’aspetterò in
Paradiso ajutato dalle loro Orazioni

Lettera di Pedrini a Gaetano Buratti del 29 ottobre 1732

Non sò se la lettera di Vostra Signoria m’hà recato la fortuna di ricever
quella di Maria Isabella mia sorella, ò al contrario, poichè doppo tanti anni
questa è la prima volta che ricevo lettere dell’uno, e dell’altra, e tutte due
vengono scritte in un stesso foglio.

Lettera di Pedrini a Gaetano Buratti del 10 novembre 1735

Carissimo Signor Cognato
Dalla sua Carissima de’ 10 settembre 1734 sento come Vostra Signoria
fin dal 1717 si è degnata di scrivermi molte lettere, che per sicuro ricapito
hà indirizzate à Propaganda. Or sappia Vostra Signoria, che giusto questo
sicuro ricapito è quel che è mancato, le altre due, ò tre mandate per altra
via mi sono giunte, e hò risposto; mi rallegro goda buona salute con tutta
la sua famiglia, quale non dubbito procurerà d’allevare nel Santo timor di
Dio colla frequenza de’ Sagramenti; e Sante istruzzioni, essendo che il più
bel ornamento, e la vera nobiltà d’un Cristiano è la bontà della vita; Mi
giunge nuova la morte del Signor Don Giuseppe Monti; requiescat; non
lascerò dirgli delle Messe; Vorrei sapere chi stà in suo luogo nel Collegio
Piceno, à cui si possano diriggere le lettere; Vostra Signoria fà bene d’indirizzar
le sue al Reverendissimo Padre Cerù in Roma, il quale le trasmette
al detto Collegio.
Non posso spiegarle la Consolazione ricevuta dal ricevere i Caratteri
della mia Signora Madre in età sì avanzata, che caramente abbraccio, e
à cui domando umilmente la Santa benedizione. Il medesimo dico delle
Signore Maria Isabella, e Maria Teresa, quali ringrazio delle Madonnine,
e della memoria, che tengono di me; Prego l’una, e l’altra a far una Communione
per me secondo la mia intenzione, e caramente le abbraccio in
Gesu Cristo.
Vostra Signoria dia per me uno stretto abbraccio alle due
nipotine Beatrice, e Maria Elena, mi son molto rallegrato di vedere i
loro Caratteri; Giacchè la prima impara à suonare il Cembalo sia divota
di Santa Cecilia, che lo suonava con gli Angioli, ed imiti le sue Virtù;
Dio dia à tutte due la sua Santa benedizzione, e un vero disprezzo delle
vanità del Mondo.
Io vado passando da vecchio con infermità, e con impicci da molte
parti, e sopra tutto con la Cura di questa Chiesa, e Casa della Sacra
Congregazione, dove si sono fatti molti Cristiani, e in tutti i giorni d[i]
festa v’è concorso, talmente che trà le Confessioni, Predica, e Messa mi
tengono dalla mattina à buonora quasi fin’a mezzogiorno, e alcune vol-
te anche doppo.

 

Lettera di Pedrini a Gaetano Buratti del 20 ottobre 1742

La vita è breve, e
non è ch’una Scena di comedia, ò di burattini, ch’in poch’ore finisce; quando
uno è vicino alla Padrona di tutto il Mondo la Morte, conosce chiaramente
che tutta la vita non è ch’un sogno; onde i rubboni, i Magistrati, gli
Onori, e Nobiltà di questo Mondo non sono ch’inganni, e fattucch[ie]rie,
ch’istupidiscono, e ingannano gli uomini, acciò non riflettino ch’il tempo
passa; nobilitas sola est, atque unica virtus; anche [i] Gentili han conosciuto
questa verità; Paradiso Paradiso, Carissimo m[io] Signor Gaetano; ivi è veramente
il Supremo Magistrato, anzi il vero, e solido Regno; Quaerite ergo
hoc Regnum Dei, et o[mn]ia alia adjicien[s] vobis.
Vostra Signoria si stà godendo, come dice nella lettera, della buona
Aria di S. Martino, che vuol di più? Perchè andar cercando impicci? Senta
Orazio come lo loda, e dice ch’è beato. Beatus qui procul negotijs, Ut
prisca Gens mortalium, Paterna rura bobus exercet suis, Solutus omni faenore.

Lettera di Pedrini a Gaetano Buratti del 17 ottobre 1743

Amatissimo Signor Cognato
Rendo vivissime grazie della memoria che Vostra Signoria si degna
tener di me, come mi dimostra la sua carissima scritta in S. Martino à 26
settembre 1742. Mi rallegro che Vostra Signoria, e tutti i nostri Parenti si
portino bene, e non dubito, che godino tutti della maggior felicità, che
si possa avere nel mondo, ch’è portarsi bene con Dio. Mi rallegro delle
nobili fratte di Spine, ò Spinucci, che guarderanno le loro Terre. Già
tengo avviso da Parigi, esser state inviate alcune bagattelle à mio fratello
per mezzo del Signor Rostagni della Congregazione della Missione; e
l’anno venturo il medesimo riceverà una cassetta per via di Portogallo.
Saluto caramente Maria Teresa, e La ringrazio delle quattro linee, che mi
scrive di sua mano che molto m’hà consolato. Vostra Signoria non lasci
in questi quattro giorni, che mi restano di favorirmi de’ suoi Caratteri,
poiché i miei nemici 73 anni, che mi tirano alla vita presto la levaranno
di briga. Io non lascio ogni giorno di pregar Dio per loro, faccino il medesimo
per me, e abbracciandola di tutto cuore resto di Vostra Signoria
molto Illustre
Pekino 17 ottobre 1743
Affezionatissimo Servitore e Cognato
Teodorico Pedrini

Casa Buratti

La casa di Via Ricci, in cui nel 1812 viveva Giambattista Spinucci, pronipote di Gaetano Buratti, oggi proprietà di Franco Martini Ganganelli

Vista di Monte San Martino

Uno scorcio assolato di Monte San Martino, visto da Penna San Giovanni

I discendenti di Beatrice Buratti:

sposata nel 1737 con il conte Giuseppe Spinucci di Fermo:

  • Gregorio 1738-1793 (da cui Giovambattista, proprietario a Monte San Martino nel catasto gregoriano del 1812)
  • Domenico 1739-1823, poi vescovo di Tolentino e cardinale a Benevento: ha abitato a Monte San Martino con nonna Teresa
  • Alessandro Teodorico 1740-1799
  • Chiara 1740-1792
  • Tommaso 1742-1743
  • Maria Anna 1745-1745
  • Tommaso 1746-?

Beatrice è morta a Fermo nel 1803.

I discendenti di Chiara Spinucci:

Chiara Spinucci, figlia di Beatrice e nipote di Teresa, sposata nel 1765 con Franz Xaver von Sachsen, figlio del re di Polonia Augusto III:

  • Luis Rupert 1766-1782
  • Clara 1766-1766
  • Joseph Xaver 1767-1802 – Le Chevalier de Saxe
  • Elizabeth 1768-1844 – sposa di Henri de Preissac, duca d’Esclignac
  • Katarina 1770-1845 – sposa del principe Paluzzo Altieri
  • Beatrice 1772-1806 – sposa di Raffaele Riario-Sforza, marchese di Corleto
  • Cunegonda 1774-1828 – sposa del marchese Giovanni Patrizi Naro Montoro
  • Cristina 1775-1837 – sposa di Massimiliano Camillo VIII Massimo, I principe di Arsoli
  • Cecilia 1779-1781

Solo per Cunegonda, sono censiti in internet almeno 600 discendenti, esclusi quelli ancora viventi.

I discendenti di Elena Buratti:

sposata nel 1744 con il marchese Domenico Ruffini di Ancona:

  • Camilla 1745
  • Giovanni 1746, canonico di San Ciriaco
  • Olimpia 1747
  • Belardina 1748
  • Filippo 1749
  • Antonina 1751

Alla morte di Giovanni, i beni della famiglia Ruffini sono devoluti al Comune di Agugliano.

Elena è morta improvvisamente ad Ancona nel 1777.

 

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